FAQ: Domande e Risposte

Governance

Ho avuto responsabilità di Ateneo negli ultimi 10 anni. Ho attraversato due mandati rettorali diversi, apprendendo moltissimo. Ho imparato, ho lavorato, ho conosciuto nel profondo le articolazioni del nostro Ateneo e il suo modo di lavorare e anche di trasformarsi, di eccellere e anche di sbandare a volte. Da questo ho maturato una consapevolezza tutta mia ed ho proposto un programma e delle linee di sviluppo frutto della mia personale sensibilità.
Quindi la mia candidatura è autonoma e indipendente: nessuno è la copia di altri. Quello che ho fatto ha prodotto risultati positivi attraverso un metodo di lavoro partecipato e inclusivo che chi ha lavorato con me può testimoniare.
Sono molte le circostanze nelle quali ho manifestato segnali della mia autonomia: sono sotto gli occhi di tutti. La mia visione di cambiamento di passo dell’università è nel mio programma. In esso ho individuato, nel dettaglio, non soltanto azioni specifiche e le loro strategie di realizzazione, ma anche processi e metodi di gestione del tutto innovativi.

In un Ateneo che fa della conoscenza un valore e del merito una ambizione, sarebbe miope pensare di prescindere dalle competenze delle persone e dai programmi che intendono sviluppare. Il metodo di lavoro è vincolato alla personalità e al bagaglio di conoscenze e competenze possedute da chi si accinga a metterlo in atto.
Il fatto di “esserci stati prima” non mi sembra affatto un disvalore. Per quanto mi riguarda, credo dimostri che, pur essendo percepita come ‘giovane’, la mia non è una candidatura improvvisata, né calata dall’alto. Ritengo di aver maturato, piuttosto, l’esperienza necessaria per propormi alla guida di un Ateneo storico come il nostro. Il cambiamento reale ha bisogno di una visione innovativa per essere pensato, ma anche di competenze maturate nel tempo e di esperienza per poter essere portato avanti nei fatti. Senza competenze ed esperienza si rischia di essere in balia dei venti ed è molto rischioso in questa fase già di per sé critica.

Per una efficace governance di Ateneo a mio avviso sono essenziali una struttura articolata e, al contempo, processi di dialogo e confronto ampi ma semplificati.
Per questo credo fermamente che occorra una visione innovativa.
Il primo elemento ha a che vedere con l’importanza della compartecipazione e co-creazione, e cioè con la volontà di coinvolgere e fare del lavoro di squadra un imperativo categorico.
Ho scelto una articolazione molto ampia e resa trasparente già nel programma in modo da offrire un chiaro segnale di come intendo operare, nel solco della competenza, dell’attitudine al lavoro di squadra e della valorizzazione di nuove energie in Ateneo.
In altre parole, è necessario presidiare ambiti strategici fondamentali: ci sono aree di delega più tradizionali ed altre completamente nuove. Le ho inserite considerando la necessità di presidiare ambiti meritevoli della massima e costante attenzione: il diritto allo studio, la programmazione ed il miglioramento continuo, la valorizzazione del patrimonio culturale ed umano, la sostenibilità, il bilancio.
Tale processo implica, per sua natura, la condivisione: sarò la Rettrice di tutti, per questo dovrò ragionare sulle migliori risorse dell’Ateneo per comporre la squadra.
Nondimeno, questa esperienza di governo così articolata sarà una delle precondizioni per un ripensamento di molte procedure amministrative, un loro alleggerimento e migliore coordinamento. Siamo già oberati di riunioni e procedure: una governance innovativa deve garantire processi inclusivi ma anche semplificati. Questa sarà per me una priorità, come ho illustrato nel programma.
La mia non è una candidatura di genere, ma nasce dalla consapevolezza di competenze e connessioni necessarie per esercitare una leadership efficace e partecipativa.
Essere donna rafforza il mio disegno di innovazione.
Sono consapevole che sfondare il “soffitto di cristallo” ha un impatto sociale e culturale decisivo, soprattutto perché le donne conoscono anche i gradini di pietra. Dobbiamo arrivare ad un futuro in cui si possa dire che il genere, come l’età, non contano. Ma oggi i dati dimostrano che per il momento non abbiamo raggiunto questo traguardo di civiltà.
A mio avviso la questione di genere non è un problema delle donne. È un problema di qualità della decisione, specie della decisione pubblica. Le politiche che emergono da Paesi a democrazia paritaria dimostrano di essere qualitativamente migliori, cioè maggiormente efficaci ed efficienti rispetto ai problemi che intendono risolvere, specie in alcuni campi.
Nessuna società, men che meno nel momento attuale, può rinunciare al contributo di una parte dei suoi componenti anche solo in termini di potenziale di crescita.
Nell’università si parla di “tubo che perde”: la percentuale di donne decresce al salire delle posizioni di carriera. Vi è dunque un uso scorretto delle risorse pubbliche, in questo senso.
Fino a febbraio 2022 nella giunta della CRUI non erano presenti donne: 11 componenti su 11 erano uomini. È stata realizzata, nelle scorse settimane, una integrazione con tre donne. Ma al momento vi è ancora un gap: ci sono 8 donne rettrici, rispetto a 76 uomini, in Italia.
Per questa ragione penso che sarebbe un segnale apprezzabile anche per il nostro territorio avere la prima Rettrice donna: un risultato importante e, soprattutto, il segno tangibile di un reale cambiamento, sia sul piano dei modelli di leadership, sia sul piano simbolico, per tutte le donne marchigiane.
Ho scritto il mio programma integralmente da sola, dopo essermi confrontata con tantissime persone. Più
precisamente dopo aver inviato la mia lettera di candidatura al corpo docente di Ateneo, ho aperto un dialogo ampio e articolato; nessuna area è stata lasciata indietro, a partire dai giovani, che sono una componente precaria, in molti casi senza il diritto elettorale, dimenticate nei processi decisionali. È un peccato, perché hanno una ricchezza ideale che non dovrebbe essere trascurata.
Ho raccolto in questi mesi di confronto ulteriori spunti e idee. Ringrazio tutti quanti si sono confrontati con me in questo periodo e che ora mi stanno supportando, consigliando e incoraggiando.
Rispetto ai giudizi sul passato, posso dire che l’idea di dover dire per forza che tutto quello che è stato fatto sinora non va bene è sbagliata e molto pericolosa, non posso essere d’accordo. Al contempo sono anche errate visioni trionfalistiche: i problemi ci sono e tutto è sempre migliorabile, dopo una analisi seria e oggettiva degli errori commessi e di punti di debolezza.
Peraltro, non esistono solo il bianco e il nero, ma – inevitabilmente (e, aggiungerei, per fortuna) – una articolata e complicata scala di grigi, con la quale occorre confrontarsi con molta serietà e concretezza.
Mi candido al ruolo di Rettrice e non posso partire da un grado di definizione così vago e semplicistico. Occorre poter stringere su prospettive di maggior dettaglio, che tengano conto della complessità e delle azioni richieste per risolvere i problemi, evidenti che abbiamo e per migliorare.
Abbiamo lavorato duro, a testa bassa e tutti insieme; formulare giudizi tranchant e condanne è semplice ma devastante allo stesso tempo per tutto l’Ateneo e per la sua comunità. Non tiene conto della dedizione e della qualità del lavoro svolto da tante persone.

Anche in ragione della mia formazione, credo di avere maturato competenze specifiche sui processi di gestione, come pure una conoscenza dell’amministrazione interna, con le quali sono in grado di valorizzare ruoli e funzioni: intendo rendere l’Università non solo un luogo di condivisione e moltiplicazione delle conoscenze, ma anche un soggetto funzionale rispetto al dialogo con la società.
Il conflitto si può e si deve prevenire: serve però conoscere e saper applicare gli strumenti corretti disponibili per ottenere una costante e leale collaborazione e per programmare attività ed azioni in modo trasparente.
L’amministrazione è un supporto fondamentale che non deve produrre erosione del tempo da investire in qualità del lavoro.

Dal 2005 la Carta Europea indica i diritti di ricercatrici e ricercatori e promuove percorsi virtuosi volti a stimolare la mobilità, migliorare le condizioni e l’ambiente di lavoro, favorire i processi di riconoscimento e di sviluppo professionale, inclusa l’adozione di strumenti alternativi di valutazione del merito. Al contempo, l’impegno ad adottare la Carta da parte delle università significa impegnarsi ad attuare un reclutamento trasparente e meritocratico, oltre che ad impostare un ambiente di lavoro stimolante e di qualità.
Come delegata del Ministero per l’Italia in Europa presso il gruppo di lavoro dedicato alle politiche delle risorse umane, intendo proporre di allargare i principi fondamentali della Carta a tutto il personale che opera nelle istituzioni di ricerca, incluso il personale tecnico, amministrativo, bibliotecario. Questo significa che per il riconoscimento della “Excellence in research”, da parte di quelle istituzioni che si impegnano con una strategia ben definita all’adozione della Carta, sarà necessario creare un complessivo ambiente di lavoro e condizioni di vita lavorativa di qualità che si estende a tutta la risorsa umana. UniMC potrà farsi promotrice e sperimentatrice di questo modello esteso e diffuso, da esportare in tutta Europa.
Credo fermamente che un ambiente di lavoro aperto, trasparente, meritocratico, inclusivo, promotore delle pari opportunità sia fondamentale per il buon funzionamento di ogni Ateneo.

Word cloud (visualizzazione grafica delle parole contenute in un testo classificate secondo il numero di occorrenze) del programma “L’EUROPA PER INNOVARE, L’UMANESIMO PER ECCELLERE”.

Comunicazione

Il tema del brand riguarda l’Identità e lo stimolo al senso di appartenenza e di identificazione della Comunità Accademica sul fronte interno, nazionale ed internazionale. Implica valorizzare e tutelare la reputazione. I temi che ho citato nel programma sono tutti correlati e su tutti, in modo integrato, intendo lavorare: l’identità grafica, il merchandising, la presenza sul web fanno parte, come ci insegnano le migliori realtà internazionali, del modo di comunicare la sostanza e la qualità di quanto ogni giorno facciamo.
La comunicazione esterna è, in questo senso, lo strumento attraverso cui farsi conoscere e dialogare costantemente con i vari interlocutori del nostro Ateneo: studenti e studentesse in primis, sia italiani sia stranieri, comunità scientifica nazionale ed internazionale, territorio, enti ed istituzioni, altri Atenei.
La comunicazione potrà sia veicolare la nostra Identità, sia rafforzarla grazie ad un riscontro sistematico e diffuso dei vari interlocutori.
La comunicazione interna è un tema correlato ma diverso. Implica chiarezza e trasparenza nell’azione sia di governo sia operativa. Si alimenta cioè di un flusso di informazioni veicolate in modo snello ed efficace a tutti i livelli (dal basso verso l’alto e viceversa), con periodicità chiara e garantita. Si costruisce con momenti di ascolto e condivisione che ho descritto nel programma. Si tutela con meccanismi di governance partecipativi e diffusi, rispettosi del metodo democratico e del pluralismo: per questo ho previsto una squadra molto ampia di pro-rettrici/rettori e delegati che fanno della co-creazione uno strumento di lavoro (ascolto dei bisogni e delle idee, condivisione di scelte e implementazione delle politiche) con le delegate e i delegati dei dipartimenti. Analogamente, comunicazione interna e governance implicano un rapporto di collaborazione e condivisione molto stretto con la governance dei dipartimenti. I conflitti possono e devono essere prevenuti.

Le risorse

In questi anni abbiamo tutti insieme conseguito ottimi risultati, in tutti i Dipartimenti, in termini di capacità di valorizzare la ricerca e attrarre opportunità di crescita attraverso risorse esterne. Sono stati organizzati percorsi formativi a tutti i livelli per supportare docenti ed il personale dell’università nel comprendere le possibilità offerte dai vari bandi nazionali ed internazionali, a partire dalla ricerca di base (come avviene per i prestigiosi bandi ERC o Marie Curie o per i PRIN), fino alla ricerca collaborativa europea (con i vari programmi quadro) o a quella regionale (come le borse di dottorato Eureka) e nazionale (con il PNRR ad esempio).
Per l’attrazione di risorse che ci consentano di mettere in sicurezza i nostri percorsi di crescita virtuosi serve un lavoro di squadra.
Non si può mai prescindere nei progetti da un’ottima idea scientificamente valida, che è il cuore di ogni buona progettualità. Per questo servono capacità di ricerca e politiche di supporto della ricerca di base.
Non si può prescindere dalla capacità di individuare filoni di impatto e di rilevanza della ricerca, in connessione con l’ambiente culturale, economico, sociale in cui la ricerca stessa si inserisce. Per questo servono persone esperte in impatto e valorizzazione della ricerca.
Infine, non si può prescindere da un’ottima capacità di comunicare e condividere la ricerca con la comunità scientifica e con la cittadinanza tutta. Per questo servono persone capaci di individuare percorsi virtuosi di condivisione dei risultati.
Serve un lavoro di squadra, in cui le diverse attitudini e preferenze individuali sono un valore. Abbiamo già iniziato a impostarlo negli anni, ora occorre un’attenzione maggiore e particolare affinché si possano consolidare e potenziare i risultati che già abbiamo conseguito.
Credo moltissimo, in questo processo, nelle indicazioni che ci dà l’Europa: ci indica gli strumenti e ci offre concretamente possibilità di apprendimento anche grazie alle buone prassi condivise.

La Didattica

Nel mio programma ho delineato alcuni filoni di innovazione della didattica che potranno guidarci in un immediato futuro. La domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere con decisione è: perché studenti e studentesse dovrebbero scegliere proprio Macerata come sede dei propri studi?
Per risultare attrattivi dobbiamo, innanzitutto, costruire nuove proposte, valorizzando, nel contesto della contemporaneità, la nostra vocazione socio-umanistica, in cui esprimiamo eccellenze, ma anche attivando collaborazioni interdipartimentali e ponendoci in sinergia con altri Atenei locali, nazionali o internazionali che potrebbero essere complementari.
Inoltre, partendo dalla nostra identità e dalla nostra storia, possiamo formulare percorsi didattici per guidare la società verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile e nelle transizioni ecologica e digitale, promuovendo la conoscenza su temi attuali e cruciali. I cambiamenti del lavoro e il loro impatto, la cittadinanza attiva e la promozione della comprensione critica dei fenomeni sociali, il multi-culturalismo, la relazione tra le persone e l’innovazione, la dialettica tra il potenziale sociale delle nuove tecnologie e i ‘nuovi’ rischi per la sicurezza e per i diritti, le nuove fragilità emerse a seguito delle emergenze e delle crisi, gli strumenti per la costruzione di futuro resiliente sono solo pochi esempi dei tanti filoni su cui le scienze sociali ed umanistiche sono chiamate a riflettere.
L’Europa e l’Italia stimolano gli Atenei anche a progettare nuovi percorsi pedagogici su queste linee di innovazione e pensare anche alla formazione degli insegnanti. In questo senso UniMC ha un bagaglio di reputazione, conoscenze e competenze di livello nazionale ed internazionale di grandissimo valore. A fronte della previsione di costituzione di centri di Ateneo da dedicare alla riforma del reclutamento e della formazione degli insegnanti, il nostro Ateneo si pone come naturale guida sul territorio e riferimento anche su scala nazionale.
Su questo fronte non c’è concorrenza da temere, c’è solo da mettere a frutto e valorizzare il tanto lavoro fatto in questi anni sui temi della pedagogia, dell’inclusione, della disabilità, degli strumenti innovativi a supporto dell’apprendimento.
Credo che la rigidità della laurea professionalizzante rispetto alle materie da inserire necessariamente nel percorso mal si adatta alla natura del nostro Ateneo, in cui la tecnologia è uno strumento, funzionale alla valorizzazione delle scienze umane e sociali. Il numero chiuso è un altro aspetto rilevante.
Il metodo usato per costruire e proporre questo percorso, sia internamente al nostro Ateneo, sia esternamente rispetto agli altri Atenei è stato errato. Sono mancati due spetti cruciali: il confronto e il dialogo. Il risultato finale lo evidenzia.
Il mio ruolo in questo percorso, come Delegata alla Terza Missione, si è limitato alla consultazione degli stakeholder (aziende, enti, professionisti, etc.) e alla stipula delle convenzioni di collaborazione con istituzioni e aziende per laboratori, collaborazioni scientifiche, tirocini (tra queste molte realtà del terzo settore, della sanità ed assistenza sociale, del mondo della cultura, oltre che importanti realtà d’impresa nazionali).
Proprio questa fase mi ha permesso di toccare con mano l’entusiasmo con il quale tutti gli operatori hanno accolto l’idea di una integrazione della prospettiva digitale e della conoscenza di strumenti di informazione nel percorso di studio di studenti e studentesse delle scienze umane e sociali.
Il bisogno di figure con nuove competenze nel settore delle cosidette “digital humanities” è forte, come mostrano i dati anche a livello regionale. Ci sono evidenti lacune da colmare a fronte di un bisogno concreto di figure nuove, da parte di imprese, istituzioni del territorio e operatori del mondo del lavoro nei settori della cultura, della salute, della valorizzazione dei beni culturali, delle piccole e medie imprese locali.
Resta il fatto che le professionalità che sono state arrivate nel nostro Ateneo sul fronte dell’informatica si stanno integrando nei vari dipartimenti, supportano i vari corsi di laurea (tutti hanno già saturato i loro carichi didattici con i corsi che avremmo dato in supplenza negli anni precedenti) oltre che collaborando attivamente con gruppi di ricerca delle scienze umane e sociali in ottica interdisciplinare. La facilità di dialogo con loro è evidente.
Questa integrazione e collaborazione potrà ulteriormente essere stimolata e supportata; sono già molti i settori del nostro Ateneo che ne stanno giovando e molti altri percorsi virtuosi potranno essere attivati, partendo sempre e comunque dal dialogo con il Consiglio degli Studenti, con i docenti, con la nostra comunità di riferimento.
Potremmo approfittare della riforma dei saperi e delle classi di laurea per realizzare percorsi di innovazione che meglio valorizzano la nostra identità e che aiutano i nostri giovani a rafforzare le loro competenze.
Il sistema bibliotecario diffuso, in una piccola città in cui le strutture della didattica e della ricerca sono immerse nel tessuto urbano cittadino, è un elemento centrale della nostra identità. Promuovere il sistema diffuso richiede il pieno utilizzo delle opportunità offerte dalla tecnologia per coordinare al meglio i vari poli, digitalizzare le collezioni, rendere più semplice la fruizione delle collezioni e delle attività.
La pandemia ci ha insegnato però che i luoghi fisici sono un irrinunciabile cuore pulsante di umanesimo. Occorrono nuovi investimenti per assicurare adeguatezza e decoro degli spazi esistenti, conservazione delle collezioni, realizzazione di nuovi spazi per l’incontro tra le persone e la realizzazione di iniziative da parte del personale bibliotecario, anche aperte alla cittadinanza. Occorre potenziare la dotazione di personale dedicato a questi straordinari luoghi del sapere, formidabile antidoto a molti mali del nostro tempo.
È importante assicurare un sistema fatto di spazi e strutture coordinati, capace di bilanciare la dimensione di campus urbano di ridotte dimensioni con le specificità delle collezioni e l’unicità di luoghi di straordinaria bellezza, che dovremmo valorizzare e far conoscere meglio.
Il rinnovamento deve essere guidato da una nuova visione complessiva dell’Ateneo. Una didattica di qualità, capace di cogliere i bisogni formativi contemporanei, un ottimo orientamento, l’opportunità di vivere esperienze internazionali, oltre che la tutela del diritto allo studio in tutte le sue componenti sono essenziali.
Un Ateneo in grado di attrarre più studenti è però anche un Ateneo dove si fa ricerca di qualità, che si riversa nella didattica e che accresce la nostra reputazione nazionale ed internazionale.
Un Ateneo più attrattivo è anche un Ateneo maggiormente capace di dialogare con il territorio in tutte le sue componenti e di valorizzare il rapporto con enti, istituzioni, imprese, così da creare un ecosistema innovativo e in costante fermento, in cui studenti, studentesse e tutto il personale possano trovare occasioni di sviluppo della propria professionalità e opportunità di collaborazione.
Infine, non si può prescindere da un Ateneo che con la città e la regione sappia creare un ambiente di vita, studio e ricerca accogliente ed inclusivo, facile da raggiungere ed in cui è piacevole stare, mettendo al centro le persone e il loro benessere.
Incrementare le iscrizioni può essere quindi solo il risultato di un lavoro complesso e articolato di coordinamento tra didattica, ricerca, terza e quarta missione.
Le opportunità e gli stimoli che ci vengono dall’Europa e dal PNRR ci possono aiutare a trovare le risorse per promuovere e mantenere questo percorso virtuoso.

Studentesse e Studenti

Come ho indicato già dalla premessa del mio programma, il benessere complessivo delle studentesse e degli studenti dev’essere la nostra preoccupazione primaria e costante come Comunità Accademica; ad esso siamo chiamati a dedicare una parte non trascurabile, se non addirittura prevalente, delle nostre energie.
Ho voluto non a caso parlare di “diritto allo studio” ed indicare una/un pro-rettrice/rettore dedicata/o a questo tema, poiché è diritto dei giovani avere una didattica di qualità e servizi di supporto completi che consentano loro di vivere (e di vivere al meglio) l’esperienza universitaria. Benessere per i nostri giovani significa inclusione, supporto costante durante il percorso universitario, un portafoglio ampio ed articolato di borse di studio, trasporti, mobilità semplificata ed accessibile, residenze, spazi per la socialità, sport e tanto altro che possiamo garantire sia con fondi ed iniziative ad hoc, sia con un rapporto molto più stretto e proficuo con le istituzioni del territorio.
Un aspetto fondamentale in questo percorso riguarda il dialogo costante con i nostri studenti e le nostre studentesse. Vorrei promuovere la cultura della co-creazione, che l’Europa con vari strumenti ci invita a stimolare all’interno delle nostre Comunità, iniziando dal Consiglio degli Studenti, da coinvolgere attivamente nella costruzione dei nostri percorsi di valorizzazione e tutela del diritto allo studio.
Ho dedicato un’attenzione particolare, come giusto che sia, al diritto allo studio. È questa la prospettiva da cui intendo partire. Soddisfare le esigenze di un’ottima didattica e di un sistema di servizi per i nostri giovani rappresenta un nostro dovere e un “loro” diritto.
Tra i prorettori/prorettici che intendo creare, ho indicato un profilo che sarà destinato appunto a un ruolo di garanzia e costante presidio di questa prospettiva. In primo luogo, reputo fondamentale allineare le azioni di Ateneo per il diritto allo studio alle politiche regionali (alle azioni dell’ERDIS in particolare), così da realizzare un’offerta integrata. Occorre lavorare in sinergia con il Comune, la Provincia e le istituzioni regionali per offrire agli studenti opportunità ed agevolazioni che consentano di vivere al meglio la vita universitaria: dalle condizioni di accesso alle residenze, al numero complessivo di posti disponibili, dal trasporto e la mobilità alla fruizione agevolata dei luoghi della cultura, dalle agevolazioni per attività commercial fino ad arrivare allo sport ed alla salute. È inoltre necessario migliorare il tipo e l’articolazione delle borse di studio, oltre che le opportunità per gli studenti di fare esperienze innovative e stimolanti attraverso e grazie al tutorato e ad un coinvolgimento diretto nelle discussioni e nei confronti per le linee di sviluppo di didattica e servizi a loro dedicati.
È in altre parole fondamentale avere spazi maggiori e migliori per vivere con serenità e soddisfazione l’esperienza universitaria. E, ancora, più servizi ad iniziare dai trasporti (guardando alle buone prassi di servizi gratuiti messi a disposizione da altri atenei), più iniziative per promuovere anche eventi culturali e di socialità promossi dagli studenti (anche qui guardando alle buone prassi di altri Atenei che finanziano con bandi ad hoc attività degli studenti).
Da ultimo, ma non per importanza, lo sport è uno degli aspetti su cui lavorare da subito. È sia un servizio importante per studentesse e studenti che devono poter accedere gratuitamente alle opportunità offerte da un rinnovato Centro Universitario Sportivo, sia uno strumento molto efficace di consolidamento del senso di appartenenza e di coesione, anche rispetto a tutto il personale UniMC.

Internazionalizzazione

Non possiamo non guardare al futuro in un orizzonte di pace e di integrazione.
Nella politica di internazionalizzazione dell’Ateneo occorre muoversi nel solco delle linee della politica estera europea: il rapporto con i governi di Paesi non democratici e con istituzioni ad essi collegate va gestito nella piena consapevolezza delle criticità che essi possono porre in termini di violazione dello Stato di diritto e di rispetto dei diritti umani. Occorre anche essere pienamente consapevoli dei pervasivi strumenti che possono essere utilizzati da questi governi, anche in funzione geo-politica.
In gravissime circostanze, la cooperazione scientifica internazionale può essere momentaneamente sospesa nei confronti di un Paese, come indicato dall’Unione europea nei confronti della Russia durante l’attuale fase di crisi internazionale, ma essa non può cessare definitivamente di essere un percorso naturale di crescita e confronto.
Ciò detto, l’Europa e la cultura dell’umanesimo europeo non chiedono affatto di alzare muri nelle relazioni tra i popoli; al contrario, occorre mantenere una relazione forte con le parti della società che sono più vicine e più interessate ai valori democratici e dello Stato di diritto. Credo che la diffusione della cultura democratica e dell’umanesimo passi anche dalla contaminazione culturale e dalla valorizzazione internazionale del sapere, a partire dalla libertà di ricerca. Ascolto, dialogo, collaborazione, comprensione dell’altro sono valori che connotano il nostro Ateneo nel mondo, anche grazie alla figura di Matteo Ricci. Nel mio programma indico esattamente questa come prospettiva da tutelare e promuovere. Un Ateneo che fa del multiculturalismo e del plurilinguismo un aspetto caratterizzante.
Le innovazioni e le riforme che l’Europa sta stimolando e l’Italia implementando sono una grande opportunità per tutti i nostri Atenei. Tra le varie novità, una parte di esse riguarda la valorizzazione dei talenti, sia internazionali sia nazionali. Sarà possibile realizzare il reclutamento di vincitrici e vincitori di bandi “Marie Sklodowska-Curie” legati ai Programmi quadro Horizon 2020 e Horizon Europe oltre che ricercatrici e ricercatori vincitori di premi ERC (European research Council). Questo consentirà di offrire opportunità immediate a studiosi di respiro internazionale ed europeo, a prescindere dalla nazionalità.
Inoltre, le riforme pongono un’attenzione molto forte sul contrasto al precariato universitario e sulla necessità di valorizzazione dei giovani in tutte le fasi del percorso di formazione. Nel mio programma ho dedicato un’attenzione particolare alla necessità di tutelare i nostri giovani e le nostre giovani nelle fasi iniziali della loro carriera accademica, offrendo opportunità di crescita, ma anche un ambiente di lavoro adeguato e una attenzione alla loro posizione, come previsto dall’implementazione della Carta europea.
Un Ateneo più attraente per una faculty internazionale è un Ateneo che offre opportunità innovative ed un ambiente di ricerca accogliente ed inclusivo. Occorre continuare nel solco delle azioni e iniziative implementate in questi anni che hanno già dato ottimi risultati.
Nell’ultimo anno, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, abbiamo ospitato 11 docenti nell’ambito dei nostri programmi per visiting professors; queste iniziative sono complementari a quelle promosse nell’ambito del programma Erasmus+, grazie al quale ospitiamo una media di 35 docenti all’anno presso il nostro Ateneo e offriamo opportunità di soggiorni di docenza all’estero ad altrettanti docenti UniMc. Questi programmi, ormai consolidati, ci hanno consentito di internazionalizzare la nostra didattica (grazie anche a strumenti innovativi come il co-teaching) e la nostra ricerca, di consolidare la nostra reputation e il nostro network a livello internazionale, nonché di avviare o potenziare collaborazioni didattiche e scientifiche con prestigiose istituzioni europee ed extraeuropee (situate in paesi come Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, solo per citarne alcuni). Più di recente, abbiamo promosso ulteriori opportunità di internazionalizzazione del nostro corpo docente e ricercatore: in particolare, come parte integrante della la strategia Excellence in Research, abbiamo lanciato il programma “Faculty International Mobility”, che consente ai docenti e ricercatori UniMcdi realizzare specifici progetti di insegnamento presso Università ed enti di alta formazione all’estero, con l’obiettivo di rafforzare l’internazionalizzazione della Faculty e della didattica di Ateneo, promuovendo pratiche e metodologie di insegnamento in linea con gli standard internazionali.
Abbiamo poi promosso su più fronti la cosiddetta “internazionalizzazione a casa”, organizzando ad esempio seminari dedicati al nostro personale docente e tecnico-amministrativo volti a offrire una formazione specifica per la partecipazione mirata ai ranking internazionali e per il potenziamento dei percorsi didattici già attivi e l’identificazione di nuovi programmi formativi da offrire in lingua inglese; così come abbiamo organizzato attività di formazione del personale dell’Università per sostenere le azioni di placement internazionale per i nostri studenti.
Sul fronte delle opportunità di formazione internazionale, abbiamo avviato il primo corso di laurea triennale di Ateneo interamente in lingua inglese, che si affianca all’ormai consolidata offerta didattica internazionale a livello di corsi di laurea magistrale e dottorato; abbiamo potenziato i titoli doppi e multipli; abbiamo consolidato le opportunità di mobilità all’estero per i nostri studenti nell’ambito del programma Erasmus+ e degli accordi extra-UE e lanciato nuovi programmi di mobilità internazionale per tirocinio (“Internship program”) e ricerca tesi.
Abbiamo infine migliorato la nostra capacità di attrazione nei confronti degli studenti internazionali: solo nell’arco dell’ultimo triennio, e nonostante le difficoltà legate alla pandemia, la percentuale di studenti con titolo estero in Ateneo è passata dal 2,30% (nel 2018) al 3,20% (nel 2021).
Quindi dobbiamo e possiamo migliorare, ma abbiamo fatto tantissimo. Dobbiamo continuare sul solco già tracciato, agganciando ancora di più le opportunità di finanziamento che l’Europa ci offre per migliorare la nostra apertura internazionale.

La ricerca

Io ho assunto la delega alla ricerca soltanto nel marzo 2021 e non ho partecipato né al processo di selezione dei prodotti della ricerca per la VQR 2015-2019, né alla definizione delle politiche della ricerca, tanto in questo rettorato quanto in quello precedente.
I risultati conseguiti ci penalizzano pesantemente in termini sia finanziari (calo del fondo di funzionamento ordinario) sia di reputazione (abbiamo solo il dipartimento di giurisprudenza tra quelli potenzialmente finanziabili dalle risorse per i Dipartimenti di Eccellenza).
Credo che per ottenere buoni risultati occorrano:

  • un rafforzamento dei fondi per la ricerca di base, guidando la politica della ricerca verso il miglioramento delle condizioni di contesto per i ricercatori (cosa che ho iniziato ad impostare subito attraverso una nuova VTR, maggiori fondi acquisiti su bandi ministeriali per fonti bibliografiche, open access, proof reading, call interne, research manager, etc.)
  • un percorso di presidio, guida e supporto alla VQR impostato da subito per arrivare al nuovo esercizio di valutazione con un team preparato di esperti (guidati da un/una delegato/delegata) in grado di gestire al meglio il processo;
  • politiche di reclutamento nuove, maggiormente orientate al merito ed alla qualità. La peggiore valutazione è stata conseguita in riferimento all’indicatore sintetico della qualità della produzione scientifica dei nuovi assunti o di coloro che hanno fatto una progressione di carriera nel periodo 2015-2019

Io ho avuto la responsabilità di guidare la selezione e la costruzione dei casi di Terza Missione, su cui abbiamo lavorato in squadra con i dipartimenti ed i referenti delegati. La valutazione conseguita è molto elevata, pari a Eccellente.

Perché dovremmo votare Spigarelli?

Perché ho la capacità di associare alla visione politica e all’ambizione di lungo termine linee programmatiche chiare e consapevoli per l’immediato, radicate su azioni specifiche e sulla conoscenza del contesto sia locale, sia nazionale e internazionale.
Perché credo nel lavoro di squadra e nella capacità di attivare le energie positive delle persone, come ho sempre dimostrato nei fatti.
Perché questi anni di lavoro su progetti internazionali e a contatto con gli attori del territorio mi hanno consentito di tessere una ricca rete di relazioni locali, nazionali e internazionali, che intendo ancor più valorizzare per l’Ateneo: in una fase che si preannuncia delicata sul piano sostanziale e finanziario per il futuro delle università italiane, poter contare su queste risorse sarà un’opportunità fondamentale.

Come dico scherzando a volte: non devo promettere quello che sarò. Ciò che ho fatto in questi anni, in cui ho dedicato con passione ed impegno il mio tempo all’Ateneo (trasversalmente, a tutto l’Ateneo), è ben visibile e chiaro. Quello che sono e come sono l’ho dimostrato. Sono io: senza alcuna interferenza, senza alcun velo o retorica accattivante del momento.

Incontri

PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA

1 giugno Dipartimento di Giurisprudenza
7 giugno Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali
8 giugno Dipartimento di Studi Umanistici
9 giugno Dipartimento di Economia e Diritto
22 giugno – ore 12:00 Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo

INCONTRI ISTITUZIONALI

lunedì 20 giugno – ore 18:00 Incontro promosso dal Sindaco di Macerata Sandro Perticaroli per un’occasione di ascolto e confronto sulla visione di futuro dell’Ateneo maceratese con il candidato Rettore Francesca Spigarelli.
Luogo: Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti in Piazza Vittorio Veneto, 2.

martedì 21 giugno – ore 21:00 Dibattito e confronto fra i candidati alla carica di Rettore organizzato dal consiglio degli studenti, online sul canale Teams del CdS: https://bit.ly/39ETjBs. Guarda la locandina

mercoledì 22 giugno – ore 17:00 Incontro dibattito istituzionale fra i candidati alla carica di Rettore per il sessennio 2022/2028
Luogo: Aula Blu del Polo Pantaleoni. Guarda la locandina

Fammi una domanda, liberamente.

Troverai la risposa nella sezione FAQ di questo sito.

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